
Quei grandi tesori sotto il mare da tutelare e valorizzare
di Marco Valle
In questo primo scorcio del terzo millennio le intuizioni visionarie del Capitano Nemo, alias Jules Verne, stanno prendendo finalmente forma: la dimensione subacquea, uno spazio complesso e in gran parte sconosciuto, rappresenta ormai una nuova frontiera dell’umanità.
L’esplorazione delle profondità marine è infatti una necessità ineludibile, visto che le acque coprono il settanta per cento della superficie del pianeta, e ancor più se si considera l’importanza che il mare, e in particolare i suoi fondali (di cui oggi solo il 27,3 per cento dispone di una cartografia accurata), hanno assunto durante l’ultimo decennio.
Come ha ricordato il capo di Stato Maggiore della nostra Marina Militare ammiraglio Enrico Credendino, in un’intervista al Sole 24 Ore: «Sotto le onde ci sono quantità di materie prime 6mila volte superiori a quelle presenti sulla crosta terrestre. Senza considerare, poi, il fronte delle telecomunicazioni digitali: il 98 per cento di esse viaggia su dorsali marine e non, come in genere si crede, via satellite». A tutto ciò si devono aggiungere poi le preziose risorse ittiche, un patrimonio archeologico inestimabile e le svariate attività dell’ecoturismo. Insomma, una somma di fattori e sfide che fortunatamente l’Italia, dopo una lunga parentesi di disinteresse, sembra voler cogliere e affrontare.
Il primo passo è stata l’istituzione, il 10 novembre 2022, del Ministero per le Politiche del Mare affidato a un politico di vaglia come Nello Musumeci; una decisione saggia che rimediava l’incomprensibile soppressione nel 1993 del Ministero della Marina Mercantile e la dispersione delle sue deleghe in ben undici differenti dicasteri.
Da subito Musumeci ha formato il Comitato interministeriale per le politiche del mare e il 31 luglio 2023 è stato varato il primo “Piano triennale del mare”. Un passaggio centrale. Nel corposo documento — circa 250 pagine — si è fissata per la prima volta una strategia marittima unitaria innescata su sedici direttrici: gli spazi marittimi, le rotte commerciali, i porti, la cooperazione europea e internazionale e la sicurezza, l’energia proveniente dal mare, la pesca e l’acquacoltura, la cantieristica, l’industria armatoriale, il lavoro marittimo, il sistema delle isole minori, turismo e sport del mare, senza dimenticare (anzi…) la transizione ecologica dell’industria del mare, la conservazione degli ecosistemi e delle aree marine protette, i cambiamenti climatici, la dimensione subacquea e le risorse geologiche dei fondali.
Pochi mesi dopo, per la precisione il 12 dicembre 2023, è stato inaugurato a Spezia il Polo Nazionale della Subacquea (PNS), un catalizzatore per riunire competenze ed eccellenze e creare sinergie tra istituzioni e privati nel mondo della subacquea. Una mossa lungimirante anche alla luce della costante importanza economica della filiera (nel 2023 ha totalizzato ben 2.278 milioni di euro con una crescita a un tasso annuo del + 7,2%). Nel frattempo il PNS ha lanciato 18 bandi con una dotazione di 80 milioni di euro e investimenti abilitati per altri 160 e ad oggi il Polo aggrega 89 soggetti: 11 grandi imprese, 34 PMI, 22 subfornitori e 22 centri di ricerca, università comprese. Non è tutto. Il 4 giugno 2025 è stato presentato un Disegno di Legge che introduce una disciplina organica per la sicurezza delle attività subacquee e iperbariche con una agenzia dedicata alla gestione delle interferenze operative e alla promozione dello sviluppo della capacità di soccorso e alla promozione dello sviluppo di tecnologie innovative come i droni subacquei sempre più necessari per i controlli sulle infrastrutture portuali, un’emergenza spesso sottovalutata ma reale.
Come infatti confermano i recenti cedimenti nei porti di Genova, Termoli e Monopoli, l’erosione del terreno sotto le banchine, il cosiddetto sgrottamento, causato dall’azione delle eliche delle navi (sempre più grandi e potenti), dai moti ondosi e dall’innalzamento del mare compromette la stabilità strutturale delle banchine. Un rischio che può essere drasticamente ridotto grazie ad una sorveglianza costante tramite sistemi tecnologicamente avanzati come, appunto, i robot subacquei.
Ma non è tutto. Nel novembre 2024 è stato incluso nella Legge di Bilancio il DDL “Per la valorizzazione del Mare”, un provvedimento che introduce per la prima volta una disciplina nazionale sul turismo subacqueo e la tutela e la promozione del patrimonio culturale marino (circa mille siti archeologici ufficialmente mappati). Il Disegno mira a promuovere un turismo sostenibile e regolamentato, fissando anche i requisiti minimi per i centri d’immersione. Ricordiamo che sebbene l’Italia possieda 29 aree marine e 2 parchi sommersi, che tutelano 228.000 ettari di mare e 700 chilometri di costa, il 60 per cento dei fondali marini è alterato e solo il 9,7 per cento delle aree marine è protetto e controllato adeguatamente. Da qui il progetto MER che prevede interventi su larga scala per il ripristino e la protezione del 30 per cento (come fissato dalla Commissione europea) degli habitat marini entro il 2030. Insomma, anche sott’acqua c’è tanto, tanto lavoro da fare.





